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CHIESA DI SANTA MARIA MADDALENA A TREVISO |
Via Casa di Ricovero, Treviso |
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Le prime informazioni sulla Chiesa di Santa Maria Maddalena a Treviso risalgono ai primi decenni del 1400 quando un edificio religiono dedicato alla santa era presente nei pressi dell’attuale Porta San Tomaso.
L’originaria Chiesa, di possesso dei frati Gerolimini, fu tuttavia
distrutta nel 1511 nel corso della guerra di Cambrai, quando per esigenze
belliche e di recupero di materiale fu demolita per lasciare il posto
alla Porta. |
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Chiesa di Santa Maria Maddalena 1846 - Incisione di Antonio Nani.
(Biblioteca Comunale di Treviso) |
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Un decennio
più tardi ebbero inizio i lavori di costruzione dell’
odierna Chiesa di Santa Maria Maddalena a Treviso ad opera di Fabrizio delle
Tavole discepolo del Palladio.
L’edificazione si concluse con la consacrazione della Chiesa
a Santa Maria Maddalena nel 1576, come testimonia una lapide ritrovata
recentemente all’interno.
Nel 1772 la Chiesa e l’annesso convento divengono di proprietà
delle suore Orsoline; è proprio per la sua importanza
di Chiesa vicaria della “Madonna Granda” che, durante
l’occupazione francese, non fu oggetto delle soppressioni
napoleoniche.
Nel 1813 il convento è stato trasformato in Casa di Riposo.
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Nel 1971-72
lavori di restauro hanno ricondotto la Chiesa alla sobrietà
originale.
Esternamente la Chiesa presenta una facciata che, per forma e semplicità,
ricorda quella di S. Gaetano; mentre
un affresco seicentesco, che raffigura la santa patrona in orazione,
decora il sovrapporta anche se oggi risulta quasi cancellato dal tempo
e per incuria. |
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L’interno di
Santa Maria Maddalena, come per altre piccole Chiese in Treviso,
è di modeste dimensioni e raccolto in un’aula unica
con presbiterio e due cappelle sul fondo, mentre altre quattro
cappelle si aprono lateralmente, due su ciascun lato, entro
ampie nicchie.
I dipinti alle pareti della navata e del presbiterio ritraggono
episodi biblici come “Il passaggio del mar Rosso”,
“Il vitello d’oro”, “Il banchetto in
casa del fariseo”, tutte opere queste del 1600 attribuite a Simone
Forcellini, mentre "La resurrezione di Lazzaro" sembra essere
opera di Antonio Molinari. |
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Nell’attico
sulla parete di fondo sopra gli altari laterali due nicchie accolgono
le statue di Giovanni Marchiori, precursore del Canova, personificanti
La Speranza e la Fede (1700)
La pala sull’altar maggiore, attribuita a Paolo Veronese o
alla sua scuola, è nota come il “Noli me tangere”
e raffigura Cristo Risorto che appare alla Maddalena.
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La pala posta
sull’altare
di sinistra e raffigurante la Crocifissione è opera pregevole
di Carletto Caliari figlio di Paolo Veronese, mentre la pala dell’altare
di destra rappresentante la Sacra Famiglia opera forse di G. B.
Canal.
Entrando sulla destra troviamo un altare con pala ritraente Benedetto
XI opera attribuita a Jacopo Marieschi (XVIII secolo), un tempo custodita
in San Bartolomeo e poi trasportata in Santa Maria Maddalena e adattata
in qualche modo ad una cornice non sua. |
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Lavori di restauro hanno condotto alla scoperta sul lato destro di una grossa
inferriata oltre la quale monache ed educande del periodo fine ’700 - primi anni dell’800 potevano assistere alle funzioni
religiose protette e nascoste alla vista dei fedeli raccolti in Chiesa.
Il campanile è opera mirabile per la sua singolarità, completamente in mattoni a vista presenta una serie di lesene
che lo slanciano verticalmente, due serie di ornamenti ad anello e cella campanaria con bifore a sesto acuto di stile
gotico.
Sulla sinistra: il campanile della Chiesa di Santa Maria Maddalena
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